Ogni giorno è l'ultimo.
Pacioccando la tua carne la lingua tra le labbra apre il solco
le mani piene di latte scorre l’idea nella bocca che addenta l’allusione
lacera la carne capelli al fuoco s’incendia l’urlo che entra squassando
solo di piacere per bere al balzo ed inghiottire
sangue anima e rugiada del mattino brilla del sole che s’alza.
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Il piatto del giorno.
Nella notte l’anello di ghiaccio al dito di fuoco strappato al vulcano
di festa e baldoria non rutta, erutta cenere spenta, ronzii di elettrodomestici
lasciati accesi per burla, si vede appena nascosto nel guano
il seme di niente fiorire una pianta di fiori infelici.
L’orizzonte una linea che gira sul piatto del tempo, pietanza farcita di sogni
si sciolgono in bocca, sapore di specchi infranti, monetine di pezza
prese in prestito alla banca come neve di manna che imbianca di grigio
scendono e spazzano, il vento che esce non suona, risuona…
Fredda la mente allinea parole, zampette di segni
stampati sul foglio al ritmo di una carezza
con inchiostro di sangue dal dovere ligio
di far del suo conto l’unica cosa buona.
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