Ogni giorno è l'ultimo.
Lo stretto separa il mare interno dall’oceano, quel che oggi sono le colonne d’Ercole. È largo circa cinque chilometri, completamente sbarrato da una flotta di navi.
La nostra si ferma a circa un miglio dallo sbarramento, la bandiera bianca sventola sull’albero maestro. Quattro incrociatori si staccano dal blocco e ci circondano ad una distanza di duecento metri, due davanti ed una per lato, dietro ci hanno raggiunti le navi inseguitrici che ora sono ferme con tutti i cannoni puntati.
Drago esce sul ponte con un megafono. Da una delle navi di fronte si sente una voce amplificata gridare: “Vi arrendete? Salite tutti sul ponte con le mani alzate, una sola mossa falsa e affonderemo la nave!”
“Che cosa avete contro di noi? Che abbiamo fatto di male?” grida Drago in risposta.
“Nessuna discussione! Fate come ho detto, avete cinque minuti!”
Drago si avvicina al tubo di comunicazione sul ponte e dice: “Pronti?”
“Sì!”
“Fuoco!”
Con un boato assordante una lunga lingua di fuoco esce dalla bocca del drago a prua andando a colpire la nave da dove proveniva la voce con un’esplosione violentissima, nello stesso tempo tutti i cannoni sparano contro le navi che ci circondano, l’attimo dopo le navi nemiche rispondono al fuoco mentre la nostra si solleva in verticale velocissima verso il cielo.
Non abbiamo il tempo di sorprenderci. Drago si affaccia al parapetto del ponte e scoppia in una risata: “Ah ah ah! Ci sono cascati! Vieni a vedere!”
Sotto si vedono tutte le navi che ci circondavano in preda al fuoco, certe spezzate in più parti, altre stanno affondando con le fiancate completamente squarciate. Rispondendo al fuoco e non trovando più la nostra nave i loro proiettili han continuato la corsa e si sono colpiti a vicenda. Un disastro che il vento della tempesta aumenta spingendo il fuoco e le navi alla deriva verso il blocco davanti allo stretto. Una nave esplode con un boato fragoroso lanciando spezzoni incandescenti, subito dopo ne esplode un’altra vicino a due navi del blocco che prendono fuoco e vanno a scontrarsi con quelle a fianco, altre esplosioni, un disastro!
La nostra nave raggiunge le nuvole e scompare dentro di esse per riapparire poco dopo nel cielo sereno.
La salita verticale si arresta, tutte le giunture dello scafo gemono stridendo per la tensione.
Sotto di noi un mare di nubi agitate brillanti di sole a perdita d’occhio, bagliori di fulmini, sbuffi di vapori si frangono contro le fiancate.
“Com’è possibile?” domando.
Drago rimane qualche secondo in silenzio incantato dal mare di nuvole e risponde: “Non lo so con precisione… dovresti chiederlo ad Archimede, è lui che aziona la macchina.”
“Lo farò senz’altro… questa nave vola… è incredibile, magnifico!…che emozione… ma la bandiera bianca, tutte quelle navi distrutte…perchè? Potevamo alzarci prima.”
“È vero.” dice Drago con la voce seria, potevamo alzarci prima ed evitare quel disastro ma vuoi mettere il divertimento?… parleranno per un pezzo di noi.”
“La bandiera bianca però…non è stato leale.”
“Lealtà?… di quale lealtà parli? Se ci avessero presi saremo finiti tutti impiccati ai loro pennoni, Micia compresa, non si vincono le guerre con la lealtà, il nemico va sempre ingannato diceva il principe, è lui che mi ha insegnato. Diceva anche che i cantieri hanno bisogno di lavoro e che più navi si distruggono più se ne costruiscono, per lui tutto era gioco e nello stesso tempo utile. C’è un’altra cosa che non sai. Questa nave può volare ma non può stare sollevata per più di un’ora altrimenti le giunture rischiano di saltare e lei di disintegrarsi, quindi dovevamo aspettare l’ultimo momento ed ora è meglio che ci muoviamo e in fretta.”
Drago rientra in cabina. Un attimo dopo, annunciato da uno sferragliante cigolio, l’elica si mette a girare e la nave si muove lentamente verso occidente in linea orizzontale rasentando il mare di nuvole come se ci navigasse sopra. Il sole splende ed il cielo è terso e luminoso, l’aria frizzante, infinita la distesa di vuoto.
L’equipaggio sta salendo in coperta, con movenze posate sistemano delle panche sotto l’albero maestro, da degli astucci tirano fuori strumenti musicali, violini, violoncelli, contrabbassi, trombe, cornette, tromboni, sax, batterie, tamburi, grancasse, bonga, piatti, gong ed altri che non abbiamo mai visto prima, i giovani hanno tamburelli, fischietti, nacchere ecc. tra loro vediamo Li ò e Furfante, ci sono anche Scintilla, Saetta e Micia.
Concerto sopra le nuvole, schitarrata letterale, Drago siede al pianoforte, il sole alza un raggio, lo fa picchiettare sul leggio invisibile della poesia e dà il via.
Micia con voce da soprano, morbidi toni bassi che salgono gorgheggiando ad un acuto aperto dove Drago con voce da baritono entra con un possente urlo di abbandono, Micia riparte dai bassi ed intorno, mentre la sua voce sale, si intrecciano i tenori in vocalizzi di saliscendi veloci di tre semitoni ogni volta aumentati di uno sul crescere del soprano, le voci bianche, ognuna la stessa nota modulata con suono diverso, esplodono in un boato da cui si libra l’acuto del soprano, si accendono altre voci femminili scendendo a scia dietro al soprano mentre i tenori improvvisano motivi zigzaganti acuti che Drago, con la sua voce possente riprende per riportare a tonalità più basse dove le voci risalgono allargandosi in giochi di solfeggi… qualche aquila sbuca dalle nuvole e si unisce al coro con grida stridenti, un gong rimbomba grave ed attaccano le percussioni, rullate lunghe e secche, tam tam a ritmo acceso, tamburi tu tu tum tu tu tum! ogni tanto il colpo pesante della grancassa tra il vibrare chiassoso dei piatti, il ritmo accelera, entrano i violini, una squillante esplosione di gioia, una salita interminabile, le viole ed i violoncelli intrecciano sinuose melodie contrappuntate, il contrabbasso ricama il tempo, si aggiungono i fiati, le trombe, i tromboni, soffi di note che si scontrano a guizzi d’allegria dei sassofoni ravvivati da altri guizzi delle cornette, il ritmo si fa eccitante, una fontana di musica si alza dal ponte scendendo a cascata verso le nuvole, Scintilla si lancia in una danza sfrenata subito seguita dal corpo di ballo, capriole, volteggi, giravolte, salti mortali, qualcuno si attacca alle corde che pendono dall’albero e si alza in volo intorno al getto di note.
Il sole muove il suo raggio da maestro, nessuna partitura, pura improvvisazione, molti han posato gli strumenti e si sono aggiunti alla danza, solo le percussioni continuano incessanti, i corpi si liberano sciolti, scatenati… Scintilla sembra avere una luce che la segue ed ovunque si muove splende.
Micia la sta guardando ammirata accarezzandosi le gambe immobili. Le andiamo vicino e le prendiamo una mano.
“Alzati, balla anche tu.” Le sussurro.
“Lei ha un sussulto, per un attimo le sue gambe sembrano rispondere poi si rilassano nuovamente. Ride e batte le mani seguendo il ritmo poi strilla un acuto diritto al sole e lo osserva volare fin quando arriva.
Le danze vanno avanti per un po’ mentre la nave continua a navigare sopra le nuvole poi il sole ritira la sua bacchetta, fa un inchino al pubblico e torna a splendere come prima.
I musicisti ripongono gli strumenti, qualcuno balla ancora tamburellando coi piedi sulle assi del ponte, un sassofonista si lancia in un ultimo assolo ad ali aperte che fa il giro della nave ed infine ognuno torna alle sue faccende.
Scintilla sola balla ancora come in preda ad un raptus irrefrenabile, completamente assorta nei movimenti del corpo…uno spettacolo… si accorge che la guardo e si blocca di colpo, ride poi scappa correndo insieme a Saetta scomparendo dentro un boccaporto.
Le nuvole sotto di noi si sono diradate lasciando aperti ampi squarci da dove si vede il mare increspato di spuma.
Entriamo nella cabina di comando. Drago gira il timone e fa virare la nave verso sudest. “Tra un po’ dovremo scendere.” dice, “Dopo quel che è successo ci daranno la caccia per tutti i mari, adesso si staranno leccando le ferite, sarà bene trovare un rifugio sicuro ed aspettare che le acque si calmino.”
“Che intenzioni hai?” gli chiedo.
“Conosco un posto laggiù…” indica un punto lontano nell’entroterra del continente che sta apparendo all‘orizzonte, “bisogna risalire un fiume in mezzo ad una giungla selvaggia, seguire un piccolo affluente fino ad un lago circondato da montagne inaccessibili dove c’è una grande caverna dentro la quale si può nascondere la nave. Ci andavamo spesso quando il principe si divertiva a fare il pirata per contare il malloppo e spartirlo, è un posto sicuro, l’unico problema è che è pieno di cannibali feroci e bisognerà fare attenzione.”
“Che bello, non ho mai visto un cannibale da vicino!…”
Dal secondo libro del pianeta vergine, cap. 4