Ogni giorno è l'ultimo.
La squaw.
Notte con la luna piena dentro una foresta selvaggia piena di animali feroci a caccia, a tratti si sentono i gemiti subito soffocati delle prede azzannate e poi un gran rumore di denti che masticano, qualche raggio di luna scivola tra l’intrigo di rami e foglie illuminando un sentiero tra gli alberi dove si vede avanzare a passi guardinghi un grosso lupo con gli occhi di brace cavalcato da una squaw.
Ovattati dai sibili del vento che proviene dalla prateria profumato dall’afrore intenso di una carica di bisonti si sentono i passi del lupo, il pelo è argentato dai raggi di luna, avanza al piccolo trotto e sembra non avere fretta. La squaw è giovane, completamente nuda, i capelli raccolti in una lunga treccia che le ciondola sui seni pieni dai capezzoli gonfi di eccitazione, nell’oscurità si vede appena, gli occhi paiono brillanti rubati ad una notte stellata e annusa l’aria come se stesse cercando l’odore di qualcosa che ancora non si sa.
Sguardo curioso sull’estetica della razza, ricordi obliati da millenni passati in un sogno di nulla, il tempo ripreso scivola nell’ombra per danzare lingue di fuoco intorno allo spettacolo, un lungo totem a forma di cazzo duro intorno al quale danzano furibonde altre squaw al ritmo di tam tam che stanno sorgendo dalle tombe, un attimo e ritornano una, il lupo si è fermato, la squaw si guarda intorno come se avesse finalmente fiutato qualcosa…
Compagno il marchio di fuoco che le ruggisce nel sangue da prima di nascere, la voce dolce di una poesia le luccica la treccia spandendosi sul corpo, il lupo si è messo a ringhiare ed agita la coda, anche lui deve aver sentito.
Un fulmine rapido li colpisce improvviso, il boato del tuono si allontana spegnendosi nelle lontananze della notte stellata…