Ogni giorno è l'ultimo.
Volo naufrago.
Candela al mozzicone
il lumino si vede appena nel grande buio
tremula fiammella al soffio spietato della fortuna
allegretto con brio l’anima ancora
effervescenza d’aria d’un volo naufrago
la distesa di nulla sulle alte onde che scorrono mute
il bene ed il male nell’ultimo valzer
sulla punta del naso
non oltre…
Il bandolo della matassa.
Volevo fare la zuppa e non sapevo che pesci prendere,
ce n’erano di tutti i colori, di tutti i gusti,
i venditori battevano i coperchi per attirare i clienti
e questo succedeva o forse succede ancora dentro una gabbia piena di matti.
A vita d’Effimera le parole s’alzano per un nuovo volo,
macchinetta strombazzante su una strada piena d’incognite,
ad ogni pro si calcola il contro,
le nuvole seguono il vento, il vento le porta
e finisce sempre che da qualche parte piove.
Segni son desti,
una doccia di bambole fredde,
il codice d’aprire e frugare nelle viscere,
budella avviluppate a serpi che strisciano e mordono veleno,
una fossa piena,
tuffo dal trampolino poi si nuota nel mucchio,
il bandolo della matassa si schiaccia col tacco
e quel che vien fuori un filo di sputo catarroso da baciare in fronte…
Rima con tonte con monte e con fonte,
una fontana di goduria giuliva,
l’ochetta sul lago il cigno l’attende,
piacere di festa che non conosce tramonto,
fuori dai denti la lingua s’allunga in salutare pernacchia
e quel che è si vede da sé.
Occhiatacce.
Occhiatacce,
leccar merda sulla pizza tutto il giorno e la notte torna indietro,
il mattino caccia e pesca simultanea,
quel che avanza non dà resto e si tiene sulle sue.
Figuracce,
anche l’Arte si diverte,
un pugnale da affondare le parole che non dice,
quel che è vero cerca rima per rimettere cazzuto
quel che adesso è solo un bue.
Linguacce,
boccacce e tanto amore per la fonte che tradisce,
tutto il certo ha il suo verso nello specchio del contrario,
assetato più che mai di leccare le tue acque…