Ogni giorno è l'ultimo.
Ventiquattr’ore così.
Il mattino s’alza il sipario
il buffone entra in scena
passi sul filo d’idea sottile
creato lì per lì sul vuoto cammino…
sghignazza il pollaio pubblico attento
all’inciampar del giro che porta al tramonto
la notte si canta alla luna contando le uova…
scivola l’ora sul tempo invecchiato
rimasto bambino per gioco di grullo
parole soltanto la lingua le dice
leccando l’aurora che veste la sposa…
Amor di burattino.
Amor di burattino versato nel forziere bevuto goccia a goccia
leccato tra le dita dei piedi deliziati di cracia
tra le pieghe del tuo culo fortunato
di peto e caghetta rimasto incoronato…
Vuoto il bicchiere contro il muro fracassa
tutti i frantumi da far piena una cassa
gira la pagina sul nuovo giorno da scrivere
senza inciampare in quel covo di vipere
nulla lo appaga sul lungo cammino
in quella cultura di microbi vista al vetrino…
Goccia d’acqua nel mare onda la prende
a volar alto sul mondo il suo arco si tende
a scagliar nuova freccia
in quel cuore regalato alla feccia…
Il bidè.
Sbuffi di noia per l’aure trito d’abitudine
parole che abbracciano fuori dal foglio
squartato il corpo le parti d’odio marcate quel giorno…
Un bacio al pisellino ed uno sul nasino
accarezzando fegato stomaco e lunghe budella
affamate ancora del suo profumo di peto maldicente…
Lunga catena quel che lega al castello del Nulla
il peso del sospiro sognato da un ghiro addormentato
scoppia e precipita sul duro terreno
la realtà della vita al ruggito del risveglio
gracchiolo di tigre bagnato del tuo umore
buono per ridere in sana allegria.