Ogni giorno è l'ultimo.
Fuori dal brontolare d’ingorghi
dal ciabattare d’ingordi
dallo specchiare l’altrui deretano
nel sale arido che sa la mano
dall’esser povero o ricco
chiuso nella tomba in cima al picco
d’avere o dare
quel che avanza di ricordare
dal tirare sassi
sull’orme dei miei passi…
ho aperto l’anta dell’armadio ed ho trovato una giacca da prete di rude panno nero
con l’invito al circolo del mondo vero.
Il soffio.
Un soffio diventato vento scatena la tempesta
zigzagando tra parole affini diventa tuono
rimbomba lontano
fulmine solitario tra i marosi che s’alzano alle stelle va oltre
etere insoddisfatto spazia all’eternità
nell’infinito ciclo di un solo giorno
aperta la pagina in solidale cuccagna
sgorga la fontana di un’altra musica…
La sborrata.
Nell’aia i cani abbaiano, i porci grugniscono e le galline chiocciano
l’idea passa volando sbirciando nel senso quel che non vede nel verso
la solitudine della tempesta nell’alte onde che si scontrano invano
per risciacquar nell’orbita i propri delitti.
Sangue concima la terra di saggia dottrina
la parola sborrata nel sogno inonda il cortile
vuoti diletti e fatui confetti dormono in letti che paion perfetti
dolce è parlare con lingua in mano
la preda fugge ma il suo correre è strano
viene nel verso in bocca al caimano…