Ogni giorno è l'ultimo.
Il vecchio vulcano sullo sfondo della cartolina
poche scintille pigre ruttate per aria
tratteggi d’incendio
borbottii di lava repressa
indugi sulla soglia
battibecchi e tiramolla gonfi di pastafrolla…
nudi gli anfratti
le rupi scoscese
le rughe del tempo
la cenere dei sogni…
la lingua una miccia cerca la fiamma
d’accendere l’antica gloria d’un ultimo scoppio
tosse catarrosa eruttata sulla cenere spenta
ancora arde il tizzone
ma vano è il sogno e d’altro vivacchia
al pascolo le vacche, mammelle gonfie, brucano l’erba…
Castelli per aria gravitano gravi
del peso contato di ieri e domani,
sogni ispirati sostengono le travi
cemento pressato d’un branco di cani
che eclisse a parole han fatto del sole.
Nude le gambe della terra
s’aprono tra monti e verdi vallate
là dove il canto lo sguardo afferra
sorgente gioiosa di nubi incantate
che scorrono lente in un cielo di niente.
Gioca la lingua sul pelo dell’acqua
che vergine candore tinge di sangue
salendo la china che porta altra acqua
al fiume di vita nel cuore che langue,
d’amore non chiede all’odio che vede.
Vista sul mare dietro la stizza
che s’apre d’un tratto al fin dell’attesa,
presta sollievo al pelo che drizza
la semplice vita che nel tratto si è spesa,
lieve l’inferno è tornar nell’attimo eterno…
All’inizio uscì da una scatola,
la parolina sborrata all’orecchio fecondò l’uovo,
un feto di lettere parole frasi periodi punti a capo
nell’alfabeto vivente
e parlò
sangue fu il suo primo vestito ma lo lavarono subito,
raccontava storie
le piume si appiccicavano insieme a penne e pennini
sapore di inchiostro, colori e immagini
volavano con le musiche, i profumi, le luci
ma prendevano fuoco facilmente
e nudi lasciavano buchi a spifferi freddi,
allora si ricoprì di merda che divenne secca e resistente,
adesso è una casa con la canna che fuma…