Il letto.

VULCANO

Il letto.

A quei tempi vivevo come un cane alla catena, potevo andare fino lì e non oltre perché oltre avrei potuto solo spararmi o impiccarmi o cose del genere, così stavo in quel lì a guardare gli invidiosi andare avanti e indietro facendo pernacchie, una noia, ormai avevo visto che erano automi di carne con un software inserito ed il loro comportamento era assolutamente automatico, macchine, non si potevano ne amare ne odiare, una disillusione, tanti amori, una fila di bambole gonfiabili appese al muro, non c’era gusto e mi sentivo demoralizzato, la notte mi coricavo solo sotto le stelle e abbracciavo la mia catena, la tenevo calda intanto sognavo la libertà.

Per passare il tempo studiavo l’informatica, la materia mi affascinava, la pagina web che digitando il codice esatto faceva apparire tutto quel che si voleva zoomandolo da un pozzo che sembrava non avere fine era un giocattolo che incantava, ormai avevo acquisito la pratica necessaria per capire come funzionava e con la teoria potevo vagare a piacere nel labirinto dei livelli, un modello che si ripeteva e tutto iniziava da un semplice bit, vedevo un grumo di energia che veniva catturato e rinchiuso in un hardware, tutte le proprietà del computer si sviluppavano da quel grumo di energia ed erano del tutto naturali.

Provo tra me a catturare con la mano un raggio di sole poi la apro ed un nugolo di mosche vola via, zombie guardano dalle porte dei supermercati, l’energia viene presa ma non restituita, diamanti, petrolio, materie prime di ogni qualità, legname, carne tutto viene fagocitato senza dare niente in cambio, il sole patisce la fame e manda le sue bocche a mangiare sulla Terra, incendi scoppiano ovunque, la cera si scioglie nelle ali del tempo…

Facevo clic e si apriva la pagina, avevo scritto il nome di tutti i mestieri e le arti in cui sono maestro su un foglietto di carta e li avevo messi in una tuba da prestigiatore poi avevo ficcato la mano tenendo gli occhi chiusi e ne avevo estratto uno a caso, era venuta fuori la pubblicità ed allora mi misi a giocare. Prima di tutto dovevo trovare l’oggetto da pubblicizzare e mi venne subito in mente un letto, naturalmente il mio letto.

La pubblicità è l’arte delle arti, l’energia che fa muovere ogni attività umana, bisogna avere il genio e deve essere del tutto naturale, una fila di bit compone il byte, ognuno ha la sua particolarità, un piffero suona, le note escono in scala, un cobra velenoso e letale s’alza dal cesto di un incantatore, nell’aria le sue spire brillano, s’accende la lampadina, da quel punto continua al presente…

Un letto, potevo sbizzarrirmi, coi sogni si può fare tutto quello che si vuole, si fa clic e nella mente si spazia a piacere, uno scrittore alla macchina da scrivere, le dita che accarezzano le lettere da digitare, il ritmare dei tasti, le parole che s’alzano scorrendo sul foglio…vedevo un letto da single però molto ampio che ci avrei potuto portare tutto quello che volevo, un letto vulcanico dove sfogare le passioni più ardenti e combattere le guerre più sanguinose, a questo punto trovai la prima difficoltà, si trattava di automi, bambole gonfiabili e non ci vedevo il piacere, per quanto cercassi nel fondo dei livelli non trovavo nulla di soddisfacente, volevo una compagna che fosse degna di me capace di starmi alla pari e non poteva esistere tra quelle bambole, allora chi?

Sentivo che l’unica cosa che avrei potuto veramente amare era la mia libertà, il cane alla catena guardava il sogno svanire tra le nubi dell’orizzonte e l’inseguiva volando tra i colori ed i profumi della poesia, mi mettevo in quel letto e non avendo altro abbracciavo ancora la catena, che sia lei la mia libertà?…

Figura complessa, chissà che viene fuori.

reality show

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