Ogni giorno è l'ultimo.
Un bel tipo.
Quando sono di buon umore mi faccio la barba, insapono bene il grugno, prendo la lametta e guardo lo specchio, la bocca dall’altra parte chiede: “Chi sei?”
Domanda a bruciapelo, scala di tempo dall’inizio, mentre rado il mento ci penso, che rispondere? potrei dire “io” ma è un pronome, sono un pronome? Per quanto personale non sembra proprio allora “Piero”, un nome, un nome è fatto di lettere, schizzo i peli dalla lametta e attacco una guancia, non sono fatto di lettere allora non sono un nome, che cosa quindi?
Gli occhi allo specchio ridono, c’è aria di cambiamento, il problema persiste, qualsiasi cosa mi venga in mente è un pensiero, altri nomi, categorie, proprietà, etichette, confronti e continuo a non esserci, attacco l’altra guancia, contro pelo, il rasoio fruscia sulla pelle, la realtà un pizzicotto, dolore, piacere, il sangue che scorre, il cuore che pompa, i polmoni che fanno aria, particolari, il particolare non è l’universale, la totalità degli insiemi, ancora non mi trovo, attacco a radere la gola, alzo la testa, gli occhi sfuggono e la risposta non arriva, finisco di radermi, sciacquo la faccia ed esco in giardino.
C’è un ragno nel centro della ragnatela che sta succhiando una mosca, gli chiedo: “Chi sei?”
Quello risponde: “Sono un ragno, non lo vedi?”
In un buco nella parete c’è un topo che sta rosicando una crosta, stessa domanda, il topo mi guarda e senza esitare dice: “Sono un topo, non lo vedi?”
Arriva un gatto ed il topo scappa, gli chiedo chi è e risponde pronto: “Sono un gatto non lo vedi?”
Il cane lo fiuta e si mette ad abbaiare, “Chi sei?”
“Sono un cane, non lo vedi?”
Interrompo la catena e torno allo specchio, gli occhi continuano a ridere, un riflesso sul vetro, non parla ma lo sguardo è eloquente, “non lo sai, di che non lo sai…” sembra alludere e invece rispondo:
“Sono proprio un bel tipo, non lo vedi?”