Ogni giorno è l'ultimo.
La zattera.
Terra bruciata,
silenzio tra le sfere, pallone scoppiato d’accezione enigmatica,
poeta mongolfiera a librarsi sull’alte vette,
basta un sassolino,
zavorra la catena impiastricciata al fango sapere,
libero giocondo uno zero tondo intorno al mondo,
satellite disingranato fusto spiantato nel zig zag d’un fulmine scatenato,
tuona e rimbomba lontano,
acqua viva, l’onda ed il passar sull’ altra sponda…
Lo specchio.
Quattro parole a spasso fuori dall’aula di trasgressione stringono mano ad un segaiolo che a menarsi il casso ha l’occasione, tristo specchiare del suo paiolo.
Non è fredda non è calda la puttana che si sogna, d’aprire bocca mena vanto che a succhiare quella cialda sopra il palco d’una gogna ci si butta senza guanto.
Fa virtù di quel sostegno senza scuse d’apparenza la natura del coglione, presa all’amo con il segno d’ ammutare la coscienza tolto il velo al pelandrone.
Fuori di tomba si tramanda d’una morta il grande chiasso, presa in mano la chitarra viene tosto la domanda se a dare ragione ad un sasso salta l’io la sua sbarra.
Felice l’uccello del suo tubare, Fenice da cenere combusta, brucia il fuoco che non arde una gazza presa a rubare la sua vita in una busta d’affrancare ad ore tarde.
A sto punto vomitare tempo uova e balbettare…
Esperimento.
Piacevole disordine,
colori sparpagliati ad arte,
le erbacce son piene di fiorellini graziosi,
api ronzano golose,
profumi fatati per far l’occhio abituato,
onde si frangono alla prua,
il vento gonfia la vela e prende via l’avventura.
Sorsi d’acqua a questionar lo stato,
quel che respira la polvere amara dell’illusione,
nudo l’essere libero e fecondo,
saper leccare la figa della poesia,
dolce succo d’amante diletta,
non dice no e mai si stanca.
Uno zampillo di vita,
sgorgare germogliare fiorire,
impeto di creare castelli per aria
che volano tra le nubi arrossate dal tramonto,
calendario d’un solo giorno
la pagina aperta batte l’ali,
fontana d’istinto la natura dell’uomo.