La macaca. (terza figura)

Bambole

La giungla.

Dalla Sirenetta a Pinocchio, il non piacersi e di conseguenza il desiderio di essere un altro, si apre l’album delle figurine, scelta a non finire, che cosa sogna una macaca?

Il vulcano sullo sfondo fa un botto e sputa fuori un grosso nuvolone nero a forma di fungo, segue un fallout di lapilli ardenti che poco prima di toccare terra si trasformano in farfalline luminose, tutti i colori come fiori alati, note musicali, armonia, rivestono la scena.

La macaca salta su un albero, attorciglia la coda ad un ramo e dondolandosi risponde: “Fan tutte le stesse cose, una volta allo zoo un turista americano si era avvicinato alla gabbia per tirarmi delle noccioline, aveva un libro in tasca, mentre lanciava glielo ho rubato, poi non sapevo che farmene tanto non so leggere ma guardavo le figure, c’era Tarzan nella giungla e naturalmente mi immedesimavo in Cita e mi vergogno a dirlo ma è così, invidiavo Jane, così bella, bionda…”

Su un grosso castagno pieno di ricci spinosi si sente battere: toc toc toc, un picchio sta scavando un buco, trova una camola, l’afferra col becco e l’inghiotte avido, poi alza la coda e fa una cacca quindi si assesta su un ramo, batte le ali e dice con voce gracchiante: “Che c’è di strano? È naturale per una scimmia imitare quello che fanno gli altri, è la tua natura, perché ti devi vergognare?”

“Ma non sono una scimmia!” grida Michico stizzita, “cioè…insomma…però…”

Un pesce mette la testa fuori dal laghetto, sputacchia un getto d’acqua, tossisce per schiarirsi la voce e dice: “Ho sentito di un dottore a Cuba che è riuscito a trasformare una gallina in una donna, l’ha spennata tutta e poi…” non finisce la frase ma s’intende, intanto un’aiola di rose multicolore vicino al laghetto, spandendo il loro profumo, cicalando a campana cantano in coro:

“Muove il vento le parole

sullo stagno senza prole,

arde il fuoco del sorriso

nel guardar il tuo bel viso…”

Michico arrossisce come fanno i macachi, salta giù dal ramo e si siede in braccio al principe che a sua volta si è seduto ad un tavolino e sta giocando con delle fave disponendole qua e là come nelle figure dell’i ching. Timidamente dice: “Non ci voglio tornare dai macachi, tienimi con te, sono sicura che mi guarirai, lo sento.”

Il principe, dopo aver guardato la figura, ribatte: “Il tuo è un caso grave, pensa che cosa succederebbe se tutti gli animali volessero cambiare il loro stato, bisogna trovare una soluzione, forse ti dovrò operare.”

“Sei anche dottore?” chiede la scimmia interessata.

“Non proprio ma conosco qualche trucchetto…”

Bisogna dire che questo principe è un furbacchione e che la macaca tiene le gambe aperte e dalla sua figa spande un profumino che non si dice, l’aria ne è satura, sugli alberi ai margini del giardino si vedono altri macachi far capolino tra le foglie a guardare incuriositi, o forse attirati da quel profumo, chi lo sa?

Naturalmente lo sente anche lui e così si mette a grattare il pelo della scimmia, rovista qua e là spulciandole i capelli mentre lei ride timidamente per il solletico e allunga il respiro poi la stende sul tavolo tra le fave e se la mette davanti a gambe aperte.

“Che fai?” strilla Michico eccitata.

“Un buon vino si sente dal profumo.” risponde lui, “fammi controllare.”

Da intenditore rovista con le dita nella sua vagina, gratta un po’ il clitoride, apre le labbra e infila un dito, lo agita quindi avvicina il naso e aspira profondamente, ha un voluttuoso sbandamento di sensi quindi ingordo avvicina la lingua, la infila nella fessura sbrodolante e chiama: “Ci sei ancora?”

Dall’interno si sente una voce molto femminile rispondere: “Sì, ma questa è pazza, crede di essere una scimmia, si è dimenticata tutto e non posso fare proprio nulla.”

 

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