La scala stregata. (quinta figura)

l'antifona

L’antifona.

Inquadrare il personaggio, la logica, Dùcento non è un personaggio reale, sta in un racconto e può esistere solo con la forma di parole. Una data, i personaggi dei libri, l’autore non è i personaggi quindi l’autore è solo un nome che si può cambiare a piacere e di cui non si può essere certi ed i personaggi la sua forma, uno che scrive e tanti che si muovono sul foglio, bisogna essere bravi psicologi, farli parlare, dargli un comportamento, un’identità infiorandola con particolarità curiose, comunque sono tutti animati dall’autore che come si è detto non è i personaggi.L'antifona

Comportamenti statistici, come diceva Democrito prima di Lavoisier in natura nulla si crea e nulla si distrugge, aggregati di atomi che si muovono nel vuoto, dove prende l’autore la psicologia per far muovere i suoi personaggi? Nella realtà, persone che si conoscono, esperienze oppure da altri personaggi tramessi dai libri che ha letto o da storie ascoltate in televisione e al cinema. A questo punto si possono probabilizzare personaggi trasmessi che si tramandano da miliaia di anni, il super eroe ad esempio, da Ercole a Superman ed ogni autore se li farcisce a modo suo.

In questo caso la prima pulce che salta agli occhi è che Dùcento non sembra un super eroe, anzi, la libertà lo ha completamente rintronato, non reagisce, bisognerebbe capire il feeling che lega l’autore al personaggio, ci si affeziona, una bambola ideale, il protagonista, è facile lasciarsi andare ma nessuna pietà.

In barba a Democrito chi creò il primo personaggio, il primo super eroe che poi venne tramandato? Se è stato creato vuol dire che si può distruggere, in questa fase storica si vede Gesù Cristo quindi un’idea che ricalca un’idea precedente dove era tutt’altra cosa. Giungere alla causa prima, un personaggio puro che non ha origine da un’idea precedente, nella scala musicale si vede un do uguale a zero che non suona col si diesis della scala precedente quindi una cosa che non esiste ed ancora quindi se suona ci deve essere un’altra scala  che nell’esperienza non si vede ma si può probabilizzare esistente da dove questo primo prototipo di super eroe è venuto fuori.

“Non riuscirai a distruggermi, stai ricalcando la via crucis, che succede dopo, chi prenderà il posto di Ercole dopo il rogo dell’Oeta?” sembra dire Dùcento nella fossa dove si è sepolto, appunto da prendere in considerazione, intanto nella favola la notte avanza con il gelo, quella fossa doveva essere la tana del cinghiale, Dùcento sotto le foglie non ha freddo e l’oscurità non lo spaventa, bui gli anni del suo isolamento, ci è abituato però si sente prudere da tutte le parti ed è costretto a grattarsi anche se non vorrebbe, le foglie devono essere piene di parassiti, pulci, pidocchi, acari, tutti affamati, s’immagina la festa all’arrivo di Dùcento, “Finalmente si mangia!” gridavano esultanti.

PulcePer quanto gratti il prurito aumenta, una pulce agguerrita esce dal mucchio e saltellando tra i peli gli arriva in faccia, cerca prima un rifugio nelle orecchie ma le trova tappate allora indomabile si getta contro un occhio e entra. Un fastidio indicibile, insopportabile, Dùcento lacrima, mette la testa fuori dalle foglie, vorrebbe gridare ma dalla bocca per quanto si sforzi non esce alcun suono, in quel momento un raggio di luna esce dalla coltre del bosco e zigzagando tra le foglie che cadono illumina l’occhio, si rifrange sulle lacrime e si accende come un globo, un effetto ottico dove si vede la pulce diventare sempre più grande, una zoomata metamorfosi, prima un ragno gigantesco poi un enorme maiale ed infine un elefante che brandisce la proboscide e spernacchiando con quella dice a Dùcento: “Che cosa gratti, di cosa ti lamenti? Se sei il personaggio di una favola e puoi esistere solo con la forma di parole non puoi sentire alcun prurito, nessun male, niente!”

Che una pulce anche solo per effetto ottico si trasformi in elefante e parli da un occhio è una cosa da credere oppure no però ha detto una cosa sensata, inaspettatamente Dùcento risponde: “Chetati pulciaccia della malora, se mi va di grattare gratto, non hai ancora capito? L’autore ha fiutato la pista, mi ha intrappolato in questo buco ed ora chissà che vuol fare.”

La pulce elefante ribatte: “Tu sei scimunito, di quale autore stai parlando?”

Dùcento di rimando: “Ecco, lo vedi, hai capito anche tu, proprio quello, di quale autore stiamo parlando?”

La pulce si è sistemata comoda, ha fatto poltrona del cavo della pupilla e sventolando la proboscide spernacchia a tutto andare ma per Dùcento i guai non sono finiti, nel fondo della fossa un formicaio si è risvegliato dal gran vociare dei parassiti al banchetto e le formiche si sono unite ai partecipanti, queste mordono tosto, entrano in tutti i buchi e continuano ad uscirne sempre di più, affamatissime…

Una piccola tragedia confrontata a quanto è grande il mondo e l’intero universo, nel fracasso di tale grandiosità quell’infimo buchino resta ovattato dal silenzio, ronfare di seghe di tarli che rodono nel profondo dell’anima, nel profondo di un nome che può essere cambiato a piacere, intanto la notte scorre, contro il muro di niente riappare la scala, alla prossima puntata.

burattini

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