Ogni giorno è l'ultimo.
Un pugno di mosche.
Vita d’uccello volare dove frulla dietro l’odore di un solo dì
vita beata e spensierata all’occasione che ama il sì,
ci sono spine in ogni rosa
con la corrente di chi le sposa
guardare è bene senza toccare
il solo cruccio di sto giocare…
Musica è fuoco che incendia l’atto
luci e colori spalmati a tatto
dipinge il giorno alba e tramonto
senza pregare o far di conto,
viene la sera cicalar di stelle
calde nel nido senza bretelle
riposano l’ali il lungo volo
tra le parole salpate al molo…
Piatto del giorno da cucinare
salsa d’amore per continuare
apre le gambe la poesia
per il leccare di cortesia
dolce fluire della sorgente
scorre nell’alveo che porta a niente
mare che s’apre al navigare
sul tetto di stelle da scoperchiare…
Il povero Piero.
Tra i denti della macina il tempo ingiallito
star lì tremula foglia ad aspettare
che il culo si apra ed esca la merda
tigre sdentata sdunghiata scazzata malnata invecchiata
quel che passivo rivale all’attivo
nel lungo elenco fattosi nome di pietra scarlatta
leccami il cazzo mignatta…
Povero Piero il culo s’arriccia
a far del programma un solo momento,
quel ramo c’ attende si stacchi
e volar giù al placido sonno che non calza risveglio…
soffio di vento e botta di mano
un salto è finito
ma nulla accade e s’attende domani
non vende alla sera latrare di cani…
Quell’uno e quell’altro
di facce complesso tra pena e viltà,
gelosia si porta la via
che al lungo cammino ha tolto la vita,
forza maggiore non offre quartiere
ed oste col conto non chiede pietà,
non dà la parola alla sua museruola
un tacito incontro tra le lenzuola…
fermo al palo che non getta
altra idea d’un idrante
butta acqua sulla fretta
chiuso il mondo tra le mura
gioia e festa a dar la stura.
Poesia s’è oscurata
per l’ecclissi di un cafone
reca vita trasandata
nella bolla di sapone
sullo scoglio ad accordare
nuova riva da abbordare.
Fantasia quella terra
dove danzano comari
lieve il sogno che si sferra
per volar su tutti i mari
ora visti dall’occhiello
nella chiusa del bordello.
Le parole soffia il vento
a danzare nell’aia scalza
mal celando il suo tormento
che dal culo il peto alza
luce al foro della tazza
per cagare su quella gazza.