Ogni giorno è l'ultimo.
Introduzione.
L’immaginario collettivo, un nome, la forma di un planetario di costellazioni artificiali che ruotano intorno al mito, storie passate, recenti ed a venire che si riflettono nella realtà ripetendosi in un gioco di specchi che si specchiano all’infinito.
Uno scrittore sa che le storie si possono inventare, l’arte della parola, terra da plasmare, marmo da scolpire, musica e immagine, ghiaccio da sciogliere e tanto fuoco, storie che si evolvono cambiando i nomi ma non le forme, ad esempio il mito di Leda ed il cigno e quello della madonna vergine e lo spirito santo, un uccello birbone che entra dalle finestre di notte a disturbare i sogni delle novelle puttane.
Così come il soggetto narrante non è l’autore che scrive che sta in carne ed ossa al di fuori delle parole il canone ha la forma di letteratura ma non è letteratura, storie che suonano in contrappunto con significati disposti a livelli ed a ogni livello il punto di vista cambia, un gioco per menti raffinate, estetica pura…
Quel giorno ero seduto su una panchina al Valentino, era un pomeriggio invernale, il cielo era sciatto, faceva un freddo cane, in giro si vedeva solo qualche piccione raspare intirizzito tra l’erba delle aiole e mi stavo rollando una canna quando dal nulla apparve una vecchia alta e ossuta vestita come una zingara con un foulard stellato che le avvolgeva la testa, il viso solcato da una maschera di rughe finissime, gli occhi acquosi con le pupille sprofondate nel ghiaccio, il naso adunco da strega e la bocca sdentata con labbra sottili ed esangui.
Senza preamboli disse: “Sono una medium, da qualche giorno sono disturbata da uno spirito che vuole assolutamente comunicare con te, ha detto chiaro e tondo che se non ti venivo a cercare m’avrebbe fatta morire tra tormenti atroci e trascinata all’inferno.”
La guardai con la solita aria indifferente e ribattei pronto: “Tu devi essere rimbambita, non ci credo a ste stronzate, quanti sacchetti di medicine prendi alla settimana? Se vuoi ti accompagno al manicomio più vicino.”
Lei si rabbuiò in viso e con voce arcigna continuò: “So che da giovane hai praticato lo spiritismo e facevi la scrittura automatica, sei un medium anche tu.”
“Proprio per questo l’ho detto, come fai a conoscermi così bene? non ricordo d’averti mai vista.”
La strega si passò la mano sulla maschera e rispose: “Adesso sono vecchia, brutta, orrenda…ma non sono stata sempre così, un tempo ci frequentavamo e so che ti piacevo molto, se non mi riconosci non voglio dirti chi sono, ti prego di venire a fare la seduta così quell’anima dannata mi lascerà in pace.”
La guardai con più attenzione ma proprio non mi diceva nulla, dai vestiti proveniva un disgustoso odore di naftalina, tutto sapeva di vecchio, di chiuso, di riposto… arrotolai la canna, l’accesi e tirai due note indeciso di cosa fare, intuivo il solito inghippo, quante donne deluse avevo lasciato lungo la strada… lei anticipò il mio rifiuto dicendo: “Sono disposta a pagare quello che vuoi, sono una medium famosa e vengono da tutto il mondo per consultarmi, dispongo di molto denaro.”
Feci finta di non aver sentito per non doverla mandare affanculo, cercavo di ricordare, vedevo solo un grande vuoto e quel grande vuoto spaventava, feci l’atto di passarle la canna ma cambiai subito idea, assunsi un espressione seria, da grande occasione e dissi: “I soldi non mi interessano, chi è necessario non si preoccupa del domani, dovresti trovare qualcosa che mi attizzi…”
Lei si sedette sulla panchina, sospirò una fiatata alla naftalina e ribatté: “In questo caso ti posso accontentare, il mio modo di fare le sedute è molto particolare, uso una tecnica unica al mondo, rimarrai senz’altro sorpreso, vedrai, poi se vuoi ci potrai scrivere una storia.”
“Cosa fai?”
“Vieni e lo vedrai con i tuoi occhi…”
Insomma, dicemmo altre cose, chiesi informazioni sullo spirito ma non volle sbottonarsi prima del tempo, intanto la canna si svaporò una nuvoletta dopo l’altra svanendo nel nulla e la seguì fino a casa sua.