Ogni giorno è l'ultimo.
Il Canone si basa sull’interpretazione di figure, qualcosa del genere dell’I King cinese che sulla disposizione dei bastoncini traccia l’ideogramma che poi viene interpretato, anche i geroglifici egizi hanno un’attinenza così come la Cabala ebraica, in sintesi è un linguaggio delle immagini che si può far risalire alle pitture rupestri dei cavernicoli, un linguaggio quindi molto antico che si può definire universale perché le immagini sono recepite nello stesso modo da tutti i popoli a prescindere dalla lingua che parlano.
Un livello sopra la filosofia, Hermann Hesse nel Lupo della steppa lo definisce un gioco per pazzi, un’arte divinatoria e la si può raggiungere solo dopo un lungo cammino nel mestiere dello scrivere mettendo a rischio mente e corpo se non lo si usa con i dovuti riguardi.
L’autore che scrive aveva fiutato una pista allora non potendo muoversi di persona mi aveva tirato fuori dalla scatola delle parole e mi aveva mandato in avanscoperta come una sonda ad indagare nei labirinti dell’immaginario collettivo.
Fulmine a ciel sereno come solo la fantasia può fare mi ritrovai a Roma all’interno della Cappella Sistina, sulle pareti le immagini del Giudizio Universale che il Vasari attribuisce a Michelangelo sembravano un coro apocalittico che rimbombava d’echi cavernosi puntando il dito inesorabile contro i poveri peccatori…
Una figura da interpretare, mi sentivo Edipo ed avevo di fronte la Sfinge a fare indovinelli, per prima cosa bisognava trovare la chiave ed allora puntai gli occhi su quella che forse è l’immagine più conosciuta, la trasmissione della parola da Dio ad Adamo che avviene attraverso il tocco dell’indice.
L’occhio di Ra che guarda dalla tomba, da bambini quando si è citrulli chi non ricorda stoccazzo di Dio spiare qualsiasi cosa si faccia, non ci si può fare una sega senza sentirsi in colpa…
La figura si può dividere in due parti che si possono definire specchiate allora puntiamo l’indice contro uno specchio, da una parte è vecchio dall’altra è giovane, inoltre va considerato che le stesse figure si trovano all’entrata di Palazzo Vecchio con il nome di Mosè e David.
Materiale da impastare, Dio ha la forma di un vecchio lascivo che riporta al Simposio di Platone ed all’amore non propriamente platonico tra il maestro e l’allievo, salti di significato, solo flash, si vede Topolino e Pippo poi Sherlock Holmes e Watson e, solo una sbirciatina, Robinson Crusoe e Venerdì, tante altre sfrecciano velocissime ma hanno poca importanza.
Il vecchio è appoggiato su un materasso di bambini di primo pelo che lo tengono sospeso per aria, lo innalzano di conseguenza si può dire che se non ci fossero quei bambini crollerebbe. L’interpretazione segue la logica, Dio è solo un nome, non ha forma nella realtà, un super noumeno Kantiano a cui bisogna credere per quel famoso “Tu devi!” dell’imperativo categorico, in un flash si vede lo Zio Sam con la tuba stellata puntare l’indice minaccioso contro i citrulli americani e gridare: “I want you!” un altro flash si vedono i bambini americani morti o rimasti in Vietnam poi i vari presidenti alla Casa bianca e si ritorna a Roma kaput mundi…
I bambini che sostengono il vecchiaccio sono tutti angioletti come quelli che solitamente si mettono sulle tombe dei bambini morti, l’embrione cresce, una grande paura, il catechismo, ricordi adesso sembrano ma quando si è citrulli sembrano altro, si apre il sipario e si vede la strage dei primogeniti degli Egizi per far fuggire gli schiavi ebrei verso la terra promessa.
Potrebbero essere loro o anche altri ha poca importanza considerando la ridondanza della figura nel tempo infatti subito dopo si vede la strage degli innocenti di Erode Antipa che si anagramma con Dio Padre per far fuggire il re dei giuda verso l’Egitto quindi una figura di ritorno come in quello specchio dove si puntava il dito.
Mettiamo per ipotesi che a puntare quel dito nello specchio sia la storia e guardiamo quel che si vede…
La figura si trasferisce su Adamo, il giovane e si ripete, appare una bilancia, i pesi, il principio dei vasi comunicanti, il trasferimento alla realtà, aveva ben ragione quel secchione di Hesse a chiamarlo un gioco per matti ed in un manicomio i matti hanno sempre ragione, specialmente quando sono tanti e fanno un peso che non finisce più, da tenere sotto controllo, per fortuna è un film e non si può cambiare una virgola, in questo l’autore che scrive dà ragione a Kant, tutto risolto nell’a priori e conviene crederci…
Nel Canone quel che si scrive non ha importanza, i significati possono essere l’esatto contrario di quel che si legge, improvvisamente mi ritrovai in un cimitero monumentale, si sentiva puzza di wurstel e crauti, poteva essere la Germania ma poteva essere altrove perché si puntava il dito sempre di fronte ad uno specchio, i mattoni erano fatti da vecchi, pieni gli ospedali, gli ospizi, sacchetti di medicine, vasche di diarrea, vomito, pus, vermi, male obliato e convertito in bene dai farmaci, il crocefisso di legno non sente dolore, statue viventi, gemiti, catarro e c’erano tanti preti anche questi vecchi e suore, tutte sfigate e tutti sognavano di scopare come matti ed intanto sostenevano quel cazzo di Dio…
Da notare, nel Canone qualsiasi cosa si scrive, anche “quel cazzo di Dio” è un segno formato da un codice di lettere che possono essere anagrammate o spostate a piacere in un infinità di giochetti enigmistici ed ognuno può essere interpretato a parte.
Cercavo un varco in quel cimitero di carne marcia e puzzolente, una macchina con un programma che si stava realizzando, quale non si sa comunque l’intuito iniziò a sentire come il vociare di bambini che giocano nel cortile di una scuola durante l’intervallo, schiamazzi, strilli di bambine eccitate, insomma si sa com’è, una giostra festosa, l’aria si colorava, elettrizzava, dava l’idea di qualcosa di feroce, spietato…seguivo il richiamo di quel sogno ma è ancora tutto buio, l’intuizione, un faro tra le stelle, l’Enterprise punta la prua…