Il nome non è forma.

 

Era una notte senza scampo, tutte le probabilità finivano in macelli innominabili, non c’erano via di fuga ed all’ora come al solito me ne fregavo e andavo all’attimo, non sapevo come passare il tempo e così l’autore mi tirò fuori dalla scatola delle parole e mi mise a rotolare sul foglio.

È un po’ che non si fa filosofia, uno spuntino, ragionando sul sillogismo come lo esprime Hegel:

“Il non essere è tutte le cose che l’essere non è.”

Tanto per cominciare matematica, dalla figura si vede a sinistra “non essere è” ed a destra “essere non è” quindi da una parte abbiamo + – e dall’altra – + .

Quel che si vede poi facciamo il solito esempio cretino. La mediazione di Hegel è tra l’universale minore (-) e l’universale maggiore (+) di cui il minore è parte. Prendiamo come universale maggiore il codice di arredamento di una stanza e come minore una sedia di quell’arredamento. Come si vede la sedia in essere non è qualsiasi altro mobile dell’arredamento.

Nella figura si vede anche che l’essere è uno ed il non essere universale.

La sedia non è il tavolo quindi il tavolo è un non essere sedia per la sedia ma per se stesso è un tavolo quindi è e non è nello stesso tempo. Nel momento che il tavolo è la sedia passa in non essere tavolo quindi in non essere.

Può sembrare una cretinata e per l’esempio dell’arredamento forse lo è ma la regola è universale e si può applicare anche in altri campi dove invece sembra tutt’altro.

Psicologia, il pensiero, le tante voci del pensiero e la voce che parla dalla bocca, prendiamo come universale minore la voce parlante e come maggiore tutte le voci espresse dal pensiero.

La prima cosa che salta agli occhi, dato che il minore è parte del maggiore, è che la voce che parla dalla bocca è tratta dalle voci del pensiero.

La voce che parla dalla bocca non è tutte le altre che però per se stesse sono e in questo caso mettono in non essere la voce che parla dalla bocca prendendo il controllo della situazione…

Una due tre cagnara indecifrabile, una alla volta, che è questo caos?…

Qui ci limitiamo allo schema base, come si vede le probabilità di applicazione sono un casino, si può dire che la voce che parla dalla bocca quando non parla sta zitta, silenzio, non è questo non è quello, qualsiasi pensiero non parla dalla bocca quindi non è e andiamo avanti.

Camminavo sul ciglio di un precipizio, c’erano eserciti in movimento come nuvole che si muovevano alla carica in un cielo privo d’aria, tutti correvano alla conquista del deserto, questo si stagliava all’orizzonte secco ed arido privo di qualsiasi forma di vita, sembrava una comica ma faceva poco ridere, sul poggio arido di una duna c’era una pianticella di vite che sporgeva all’aria due foglioline mezze rinsecchite, le muoveva timidamente come braccia sparute a chiamare l’attenzione… mi avvicinai, la sentivo gemere silenziosa, una lacrima di rugiada scivolò giù da una fogliolina e mi corse incontro supplicando aiuto…

La voce delle piante, la voce della natura non è una cosa che si sente con le orecchie, la si può solo guardare.

Mi chinai a guardarla, che fare? provai ad accarezzarla, lei tremolò leggermente arrossendo sulla punta delle foglie… intorno il deserto avanzava impietoso, abbandonarla non me la sentivo, lasciarla morire così nemmeno, istintivamente l’afferrai in una mano e tirai, venne fuori dalla terra con un soffio, subito dopo la terra si spalancò e con un ruttino sputò fuori una fata bellissima, una cosa che non si può descrivere ed allora l’autore, in attesa di poterlo fare, mi rimise nella scatola delle parole e per il momento tutto finì lì.

 

fulmine

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