La scuola di Atene.

 

Ruggisce la tigre, grrr, checcazzo! In quel periodo l’autore si solluccherava scrivendo cazzate sui social, cose leggere tanto per passare il tempo ed “io” non mi usava, stavo chiuso nella scatola delle parole ad aspettare e finalmente stasera mi tira fuori ed ecco qua.

“io” tanto per dire tra virgolette perché come è noto non sono l’autore che scrive ma un personaggio ideale che può vivere solo nelle parole e non ho alcuna forma nella realtà e poi “io” adesso che gli fa comodo perché quanti nomi ho già cambiato in tutte quelle storie.

Allora, dicevamo?…ah sì, i social, che lagne, non si leggeva altro che Adamo che imprecava contro Eva oppure di Eva contro Adamo, traditore, cornuto, l’avessi fatto ad un altro quello che hai fatto a me, amo ed odi eccetera, cambiavano i nomi ma sempre la stessa storia, poetastri giovani, d’accordo, anche lui una volta prima di capire l’antifona e adesso che noia, allora si mise a ragionare sul rapporto tra musica e colore.

Lui, “io” lo conosco bene, aveva fiutato una pista interessante ed ecco come andò.

Ci deve essere un rapporto universale che si sviluppa sulla scala cromatica, quella che va dal do al si diesis comprendendo dodici semitoni, allora prendiamo il rosso ad esempio, il colore rosso puro cioè ne chiaro ne scuro si deve trovare al centro dove nella scala cromatica c’è il fa diesis quindi al do ci deve essere il bianco ed al si diesis il nero passando per tonalità chiare come il rosa e scure come l’amaranto naturalmente da sistemare sulle tonalità musicali corrispondenti.

Come fare a trovare questo rosso centrale? Pensa e ripensa arriva la genialata, facile, sul computer tutte le gradazioni del rosso come degli altri colori sono nominate una ad una alla perfezione quindi basta consultare i codici del rosso fa diesis si guarda in mezzo e lo si trova subito. Non avendo le tavole sottomano e non avendo voglia di cercarle guardò la cosa con filosofia osservando la figura. Ad esempio il si diesis è nero ma coincide con il do dell’ottava successiva che è bianco, uno è inizio e l’altro è fine, come dire nasce bianco muore nero e rinasce bianco, quindi nel movimento percorre tutta la scala di colori e poi diventa nero. Boh?… nella scala cromatica il do è uguale a zero, come nel cerchio e poi a trecento sessanta gradi è nero. Boh? Se il do è uguale a zero sarebbe come dire che il bianco non esiste ed anche il nero, se alla fine è morto, non esiste, boh?

Per fortuna c’è la filosofia, come è ormai noto il fenomeno è uno spazio compreso tra due limiti di tempo, il primo uguale a zero che coincide con l’inizio e l’altro quanto dura il fenomeno che coincide con la data della fine. Essendo limite non sono spazio così come il nome non è forma quindi se lo spazio dei colori è forma i limiti bianco e nero sono nomi, parole e nella realtà non esistono.

Quello che si vede, tutto bianco e tutto nero chi li ha mai visti al di fuori delle tavole del computer? Probabilmente, accendi e spegni la luce, anche quei colori potrebbero non appartenere alla scala cromatica degli altri ma essere messi di contorno a fare da hardware e come è noto l’hardware non è il software, bisognerebbe chiedere a quei geniacci che ci mangiano sopra.

Che buono il liquorino alle erbe fatto in casa, va be’, non tergiversiamo, il bianco muore nero solo nominalmente, a parole, nei fatti il nero, il colore del lutto, lo portano i vivi al funerale, questo potrebbe essere l’argomento di un prossimo arzigogolo, “io” intanto me ne torno nella scatola delle parole e voi nel frattempo fatevi i cazzi vostri.

 

scuola di atene

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