Il marchese. (fig. 1) Volo nuziale.

 

Nella piazza tra piedi ignudi s’aggira il cantastorie: “Ehilà branco di scimuniti state a sentire questa!”

C’era una volta un grande scopatore fantasioso, un vero artista del pennello, a quei tempi però nicchiava, non so come dire… con una donna se c’è il colpo di fulmine, il fuoco, la passione è una cosa se invece e solo così per sciacquare le palle non funziona, senza poesia è come fanno i cani, non è facile da spiegare ma chi capisce capisce, d’altronde il canone non dà peso alle parole, lui disegna la figura e quel che si vede si vede.

I casi della vita, la realtà supera la fantasia, certe cose sembrano chissà che e magari sono solo acqua e zucchero rispetto ad altre, comunque ad una cena con amici mi presentarono una ragazza appena arrivata in città, era indubbiamente carina e attraente e mi attaccai subito alla sua scia, aveva un profumo esotico e tutti la guardavano, c’erano altre ragazze carine alla tavola ma la sua luce le metteva in ombra, una vera principessa.

Lei si appiccicò subito, almeno all’apparenza, mi faceva piedino sotto il tavolo, gli occhi languidi, pronunciava le labbra in baci invisibili, insomma quel che fanno le donne quando vogliono abbordare uno.

Almeno all’apparenza, ormai avevo una certa età e delle donne avevo accumulato una discreta esperienza, all’inizio sembrano disposte, avvinghiano nella loro rete e quando si è presi scappano, fanno le preziose, bisogna inseguirle, pregarle, tutte cose che detestavo fare ed allora stavo al gioco fingendo noncuranza non tralasciando però di fulminarla di tanto in tanto con i miei splendidi occhi, di passarmi il dito sulle labbra e pronunciare frasi sibilline dalla mia lingua forcuta.

Lei vide che non mi facevo accalappiare e si avvicinò ulteriormente, mi disse di essere una pittrice, che era ben quotata, tirò fuori il telefonino e sullo schermo fece scorrere alcune immagini dei suoi quadri, per lo più donne viste di schiena con vistosi culi decisamente eccitanti.

Guardai senza toccare, i disegni erano ben eseguiti, i colori creavano atmosfere di un altro mondo, la donna ritratta era sempre la stessa, almeno all’apparenza, la pratica con il Canone mi permetteva di valutare un’immagine a colpo d’occhio e vidi che invece erano solo somiglianze ed ognuna era diversa dall’altra e tutte sembravano lei e nessuna lo era.

Lei sembrava leggermi nel pensiero, per completare l’opera ripose il cellulare nella borsa e si alzò per prendere la caraffa di vino dal tavolo, nel farlo si chinò mostrandomi la piena armonia del suo fondoschiena.

Finita la cena ci separammo dal resto della brigata e andavamo a passeggio sotto i portici della città, eravamo tutti e due brilli, ridevamo eccitati, mi sentivo attratto, cercai di prenderle la mano e lei naturalmente la ritrasse ma anticipai la sua fuga dicendole che dovevo tornare a casa perché avevo un impegno importante il giorno dopo.

La ragazza mi guardò delusa, rimase un attimo indecisa e poi mi disse che abitava lì vicino, aveva ancora la casa in disordine ma se volevo potevo salire un attimo per prendere un liquorino, così mi faceva vedere i suoi quadri.

Era decisamente eccitante, forse il suo profumo invisibile, per strada tutti si voltavano a guardarla, poteva venir fuori qualcosa, temporali in giro non ce n’erano, era notte ed il cielo sopra lo smog era cosparso di stelle che brillavano fioche così le dissi, con l’aria di uno che lo faceva suo malgrado: “Massì, però solo un minutino, sono davvero impegnato.”

“Hai un’altra che ti aspetta?” chiese lei con un filo di voce.

“No, nessuna, sono single, per il momento…”

Sospirò, questa volta si fece prendere la mano o meglio fu lei che prese la mia o tutti e due comunque mi trascinò a casa sua.

 

continua

 

uccelli di fuoco

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