Ogni giorno è l'ultimo.
A quei tempi era come oggi, m’ero abbruttito, vecchio, scazzato, si potrebbe continuare, avevo calcolato la probabilità che la creatività fosse come una gallina, quando nasceva aveva in sé il programma di tutte le uova che avrebbe fatto nella vita e la mia creatività le aveva fatte tutte, cioè le idee da realizzare, era in menopausa e così non sapevo che fare se non diventare più vecchio e la cosa non mi piaceva proprio.
Per passare il tempo stavo per lo più stravaccato su un divano e per la noia mi guardavo i piedi e la fantasia correva, li vedevo come due campanari che suonavano continuamente le campane e queste mi ridondavano in testa sotto forma di parole e dialogavano, a questo punto i piedi diventavano Topolino e Pippo, uno furbo ed uno scemo e il furbo spiegava allo scemo come stavano le cose e lo scemo lo ascoltava e ogni tanto ribatteva.
La figura è complessa ma quanto si è bambini, cioè quando si leggevano i fumetti di Topolino, come si fa a capire i meccanismi che formano la mentalità?
Stavo in un teatrino, ci sono quei ventriloqui che tengono i burattini nelle mani come guanti, ebbene me li tenevo nei piedi e li stavo a guardare, ormai andavano per conto loro e recitavano sempre lo stesso spettacolo, cioè uno furbo ed uno scemo.
Di calze di quel tipo ne avevo parecchie, erano infilate una sull’altra ma alla base c’erano sempre Topolino e Pippo, certe volte si vedevano Sherlock Holmes ed il dottor Watson, oppure Socrate e Fedone, oppure il dottor Jackill e Mr. Hyde, si potrebbe continuare, la fantasia di uno scrittore che ha letto miliaia di libri, tutti sullo stesso tema del furbo e dello scemo, anche se in menopausa corre sempre al galoppo.
Quello spettacolo mi stava annoiando a morte ma non potevo fare niente per fermarlo, avevo intuito che era una macchina a tempo e dovevo aspettare quel tempo e quello furbo diceva: “Ecco, lo vedi che sei un cretino!” e lo scemo rispondeva: “Intanto oggi abbiamo mangiato e domani chissenefrega…”