Ave Maria.

 

Era un giorno che ne continuava un altro, stavo meditando sul monologo di Amleto là dove dice: “Basterebbe un colpo di spiedo per por fine a vecchiaia crucci e noia se non fosse per quel che c’è dopo…” quando in una telefonata improvvisa una vecchia ragazza che avevo tanto amato in gioventù senza riuscire a cavarne un pico mi telefonò dicendo che aveva cambiato idea e adesso voleva vedermi.

Era già fuori la porta, quando aprì mi trovai di fronte un bue, un bue vero e proprio con lunghe corna ingiallite dal tempo e la coda che svolazzava per cacciare le numerose mosche che le affliggevano il corpo.

“Buuuuu…!” muggì il bue, forse per salutare.

Non riuscivo a credere ai miei occhi, subito pensai allo scherzo di qualche buontempone ma in giro non ce n’erano ed intanto il bue continuava a muggire tirando fuori mezzo metro di lingua e scrollando le corna forse per farmi capire che era felice di vedermi.

Non sapevo che fare, avevo atteso sbavando tutta la vita per poterla rivedere un giorno ed adesso era un bue, poteva essere, l’intuito lavorava sulla metafora, molte donne per vari motivi sono portate a negare se stesse oppure a credersi super donne che è poi la stessa cosa, questo le fa trascendere dalla donna e se non sono donne sono uomini, siccome non hanno il cazzo ecco fatto il bue.

(Ero di fronte ad uno specchio, “io” ero quel bue, quello che vedevo era conseguenza, un effetto, non mi sembrava il caso di sentirmi in colpa, la coscienza rimordeva, sfilavano vergogna invidia gelosia, erano mosche assetate di sangue, vampiri, volavano coi pensieri nel mondo del nulla ma la credenza le dava corpo e la natura faceva il resto…)

Per tanti anni avevo sognato di abbracciarla e stringerla al cuore in un vortice di amore che ci avrebbe annientati, adesso la realtà rideva spietata, in casa non la potevo fare entrare, il bue era troppo grosso e non passava dalla porta, uscì in giardino, le diedi una pacca sul groppone, le mosche si alzarono a nugolo ed oscurarono il cielo, si fece notte, non si vedeva più niente poi qua e là si accese qualche stella, dopo un po’ tutto l’universo splendeva luccicando, le stelle cantavano, sembrava un concerto di grilli in un prato di meraviglie, presi il bue per un corno e la portai a pascolare…

 

 

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