Ogni giorno è l'ultimo.
Una volta capitò che il cazzo si staccò dal suo posto e si mise a volare, trascese l’atmosfera e poi con un botto spettacolare si stappò la cappella e andò sulla Luna, allunò e dopo qualche secondo sborrò due coglioni che si misero a saltellare da tutte le parti. Sulla Luna era pieno di puttane che la davano gratis, chi succhiava, chi in culo, davanti, tra le tette, anche nelle orecchie e nelle narici, qualsiasi buco andava bene e se ne inventavano ogni volta di nuovi, c’era da divertirsi ma era sulla Luna e dalla Terra si poteva vedere solo col telescopio che fa grande quello che è piccolo.
Anni di strada, ci sono un mucchio di iene e sciacalli che guardano leccandosi i baffi e sogghignando, per aria gli avvoltoi volano in cerchio strillando affamati, non è che la cosa mi piaccia tanto ma il male è relativo al bene, sullo sfondo la strada curva e quel che c’è dopo non si vede, la cosa mette allegria, le lenti del telescopio si sono appannate, ogni tanto sento nostalgia del cazzo, là sulla Luna tra tutte quelle puttane chissà come si diverte, tra coglioni s’intende, chissà perché è volato via, forse con me non stava bene, si annoiava oppure era a me che non piaceva, lo trascuravo e lui si è scazzato e mi ha lasciato, ormai che importanza ha?
Guarda che combinazione, ho toccato e ce l’ho ancora tra le gambe, un po’ moscio ma funziona, devo avere sognato, forse è successo ad un altro e qualcosa mi ha fatto credere che è successo a me, forse stavo recitando una parte e mi sono calato nel personaggio, forse dovevo fare così, è come fare calcoli senza numeri su una lavagna d’aria, non si capisce un cazzo.