Ogni giorno è l'ultimo.
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Qui, tra parole, è un altro mondo, ad esempio avete mai visto una parola mangiare o cagare, oppure ruttare o scoreggiare? Certo che no, noi queste cose non le facciamo, non ne abbiamo bisogno, a farlo e quello che scrive che naturalmente non ha niente a che vedere con noi.
Avevo trovato la mappa del tesoro, a quei tempi ero giovane e non avevo fretta, gli anni passavano e sono diventato vecchio, adesso cercavo qualcosa di allegro ma i segni sulla mappa mi hanno portato in un cimitero, un’ isola dove c’è solo un cimitero e la casa dove abito, quando guardo dalla finestra si vedono tombe da tutte le parti divise in quartieri, in certi ce ne sono di monumentali, in altri incolonnate come case popolari, in altre ancora, le più numerose, scavate nella terra con una semplice lapide e una croce.
Unico diversivo sono un cane ed un gatto, o meglio una gatta, in questo momento che siamo al tramonto ed il sole sta arrossando la scena il cane la sta rincorrendo, la gatta salta su una tomba di famiglia col tetto a cupola e poi si ferma agitando la coda, il cane abbaia deluso, poi annusa per terra, piscia su una lapide e si allontana.
Il campo d’azione è piuttosto lugubre ma ormai ho fatto l’abitudine. Rientro in casa, sul tavolo ho una sfera magica, come una televisione, si butta una manciata di parole e quella trasmette, si vede un corpo malato, il cancro che lo rode, cellule “rimbambite” uscite di natura che avanzano trascinandosi dietro una processione di altri rimbambiti, il cancro si ingrossa ed il corpo sta morendo, sembra un programma che si sta realizzando e non si può fare niente per fermarlo, allora spengo la sfera, in questo posto non c’è molto da fare, ci si annoia, sono arrivato a parlare coi muri e non solo…
Si è fatta notte, la gatta è ancora sulla tomba, c’è una bella luna piena che la illumina, agita la coda innervosita e ogni tanto miagola, mauuuu! Forse sta chiamando il cane, le tombe stagnano tra luci e ombre, sembra un mare immobile con onde di pietra che si frangono sullo scoglio della casa con spruzzi invisibili, il silenzio è impressionante.
Il muro, mi è venuta fame, ci disegno una lunga tavola imbandita e belle bambine che ci danzano sopra con tutu vaporosi, ne scelgo una tra le più scatenate e me la metto nel piatto, le strappo i vestiti poi le apro le gambe e tuffo la faccia nella sua fighetta sbrodolante, sto a lungo a leccare il nettare, la lingua si gonfia, la bambina strilla poi si sente un colpo di tuono e mi ritrovo a leccare il muro, in bocca il sapore di calcinaccio, la realtà…ma ormai anche a questo sono abituato.
Sta per scoppiare un temporale, fuori dalla finestra si vede solo buio ed ogni tanto qualche lampo sputa un bagliore tra le tombe, paesaggi ingoiati dal tempo, la storia di ieri, eserciti incolonnati di rimbambiti… sono stanco, meglio andare a letto.
Dormire, sognare…i nomi dalle lapidi si staccano e si mettono a svolazzare come pipistrelli affamati intorno alla casa, certi battono contro i vetri della finestra ma il rumore non si sente, impalpabili parole, la notte scorre…
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