Ogni giorno è l'ultimo.
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Machiavelli nel suo trattato scrive che il principe deve essere mezzo uomo e mezzo bestia e pone l’esempio di Achille educato dal centauro Chirone che era mezzo uomo e mezzo bestia.
La figura si può guardare da diversi punti di vista, quello di Machiavelli e poi ci sono preconcetti e sulla bestia e sull’uomo, bestia come termine spregiativo, la bestia dell’Apocalisse di san Giovanni, il trionfo della bestia di Giordano Bruno eccetera, riguardo l’uomo si considera il corpo di un individuo maschio che nell’essere umano intende anche la donna quindi la figura di un ermafrodito dove ad essere bestia è la donna, il totem, la figura di Adamo ed Eva, Eva che esce dall’uomo e poi si prende la colpa sia del Creatore che del peccato di Adamo con conseguenze catastrofiche in quel che segue.
Il punto di vista della filosofia, si può dire che se ragiona è umano e se non ragiona è bestia, quindi l’uomo sta nella ragione e la bestia nel corpo animale che mangia e caga.
La ragione è fatta di parole, il ragionare, nella logica pura esiste solo il nome e la forma quindi uomo è un nome e la bestia una forma.
Ad esempio, quello che sta scrivendo queste parole vede che ragiona quindi è un uomo però, per vari motivi d’ordine pratico e causa di forza maggiore non può usare il corpo come vorrebbe, il corpo è negato, ed allora si è messo a sognare di vivere, cioè si è rimbambito, in questo caso, visto che ragiona ed è cosciente di esserlo, mezzo rimbambito. La bestia si è trasferita nei sogni, nella nominalità dei sogni, quindi è diventata nome.
Si può dire una testa di cazzo, come se il cazzo si fosse staccato dal suo posto per entrare nella fantasia a scoparsi e questa e quella, popolando un bordello immaginario che non finisce più.
Specchio specchio delle mie brame… diventati vecchi l’unica cura sarebbe rinascere belli freschi, intanto così è questo principe machiavellico, un segaiolo.
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essere segaioli combatte l’ipertrofia prostatica, così, per dire 🙂
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mi spiace contraddirti, da quel che vedo sul mio corpo il cazzo, per salire nella mentalità, provoca una spinta verso l’alto che schiaccia la prostata ed ahimè, ne so qualcosa. Il problema non è di facile soluzione.
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via irta! 😀
Faticosa?
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la parola giusta è pallosa, si comincia senza pensarci e con gli anni la malattia viene fuori, comunque sono fiducioso, per logica rilassando verso il basso il cazzo si dovrebbe guarire ma non è roba di un giorno e non ci sono medicine che possono aiutare. Comunque anche alle donne deve succedere qualcosa del genere. Ragionando il cazzo che si sposta nella mente trascende, non è piu cazzo quindi è figa, viceversa per le donne la figa diventa cazzo,. Si deve creare uno sdoppiamento onirico dove praticamente si scopa se stessi, o qualcosa del genere.
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nooooo, devo rileggerla bene perché il finale mi lascia basita… aspetta eh, che qui si fanno tuffi da votazione olimpica
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Non esagerare, quella che viene fuori è la figura di un ermafrodito onirico che nega il corpo, la cosa si innesta nel sistema psichico a cominciare dall’infanzia, il nominalismo della mentalità, praticamente è il sistema sociale che lo innesta, dietro ci sono giochi politici che non ti dico per la creazione dei robot. Nel mio caso sono mezzo rimbambito e ragiono ancora ma molti sono rimbambiti del tutto e quelli… ci sarebbe da scrivere un volume.
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ok l’ermafrodito onirico, ma il corpo a forza d’essere negato: ci crede!
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Se a pensare è l’ermafrodito come fa il corpo a credere? Hai dato una risposta da rimbambita, rimbambito significa entrato nella bambola che è quel che si crede di essere nel pensiero, quel che si crede di essere non è l’essere che è negato, è un altro, all’apparenza un estraneo ma invece, questa è una probabilità che ho ricavato dal confronto con i livelli del computer, dato che a sognare siamo noi, è sempre noi, un io spostato nel tempo al passato che viene richiamato sulla pagine del presente da uno stimolo, come ad esempio la voglia di scopare quando si vede un bel culo di donna, per sdrammatizzare tu come ce l’hai?
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(a parte che non capisco perché proprio dal passato… è come sostenere che Asimov abbia scritto del futuro)
oh, allora, adesso che sono nel felice mondo dei rimbabiti posso anche permettermi di far parlare il vero essere?
(facciamo finta che tu mi abbia detto di sì)
risposta: un culo normale, non sono una trentenne
domanda: visto che il cazzo va in giro allegro e rubicondo, cos’è che non va in giro?
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sei un enigma, sembra che dici cazzate e tra le righe metti cose tutt’altro, in effetti è proprio l’io robot di Asimov, ci sarebbe da scrivere un altro volume sulla psicologia dei servi della gleba russi e sui boiardi, per fortuna l’ha già fatto Dostoevskij nei fratelli Karamazov, libro che ho letto almeno venti volte, forse è questo che mi ha rimbambito. Comunque qualsiasi cosa sia è una parola a cui si dà peso, se non si dà peso alle parole il problema è risolto. Perchè hai detto trentenne e non ventenne? Da una cosa simile potrei leggerti la vita… diventando vecchi si diventa saggi ma preferirei avere cinquant’anni di meno ed essere un somaro.
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io non sono un enigma 🙂
non c’è il gioco della soluzione. la soluzione non cè. togliere peso è un’attività buona non solo con le parole.
trentenne dicevamo: da donna è il primo momento in cui pensi di avere delle verità e altrettante certezze, comprese quelle fatte in palestra 🙂
quindi ne hai 70 🙂
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più o meno la bestia, chi scrive solo oggi. trent’anni è soggettivo, fossi stato te avrei detto venti quando i culi sono meglio sviluppati, a trenta tendono già al floscio, se hai detto trenta ci deve essere un motivo, un problema psicologico ma che importanza ha?
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l’attenzione ai culi è maschile. E inficia ciò che una donna può dire.
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Sei uno spasso intellettuale, nella linguistica esoterica che studia la forma della parola e le sue varianti, una specie di enigmistica, inficiare si può leggere inficare, in tal caso il significato cambia e forse è proprio quello che più o meno inconsciamente volevi scrivere, ma ne parleremo ancora, il discorso che abbiamo fatto si accompagna bene all’articolo e lo lascerei così.
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sì, sono uno spasso, fin da quando ho guadato gli occhi di mia madre con intenzione
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