Ogni giorno è l'ultimo.
Da “Il figlio del boia” cap. 4
Caterina vistosamente emozionata ha avvicinato la faccia del suo sedere alla mia mentre quella davanti storce gli occhi per guardare il nuovo spettacolo.
Me sono leggermente intontito dalla puzza che si fa sempre più intensa. Stranamente non mi sento disgustato, anzi, direi eccitato ma non so se la parola è giusta.
Caterina dice: “Questo odore è insopportabile, fallo smettere, mi fa sentire un verme!”
“Come faccio? Ci deve essere qualcosa che marcisce qui intorno.”
Caterina tira su dal naso nervosamente e continua: “Cosa marcisce? Questo odore lo conosco bene, lo so da dove viene…hai mai visto un cane annusarla ad una cagna? Ebbene…non mi sono mai vergognata così tanto… ma che succede, che sta facendo il lupo?”
Il lupo correndo ha subito una metamorfosi straordinaria, da vecchio pieno di rogne che era è diventato giovane e possente col pelo fulvo e brillante, le zanne che fanno scintille e gli occhi che paiono due braci accese di ferocia, sale un pezzo di montagna poi si ferma su uno sperone roccioso che sporge come un pulpito un centinaio di metri sopra la spiaggia ed inizia ad ululare selvaggiamente verso il cielo. Me la racconto come viene perché è davvero incredibile, la tempesta sembra ubbidirgli, mentre fulmini rimbombanti illuminano la scena le nuvole si aprono lasciando libero uno squarcio dove si vede la cima innevata ed il cielo con in mezzo la luna piena grande e splendente come non l’avevo mai vista.
Adesso il lupo sta ululando al mare, ululati lunghi e possenti che si mescolano al sibilo del vento coprendolo. Il mare si alza lentamente, le onde sono aumentate di volume e si frangono violentemente quando giungono a riva, su certe, le più grosse, la spuma che le ricopre sembra gonfiare modellandosi in figure con la vaga forma di animali, cavalcano l’onda e si frangono con lei poi cominciano ad arrivarne di più grandi ancora e su queste la spuma allungandosi prende la forma inconfondibile di lupi, un centinaio di lupi possenti come Lico uno dopo l’altro ululando al richiamo saltano dalle onde sulla striscia di spiaggia ancora libera ed iniziano a correre su per la montagna, in breve lo raggiungono e lo circondano uggiolando e scodinzolando festosi, si annusano, si danno morsetti affettuosi, si leccano e si strusciano come amici che non si vedevano da tanto tempo poi, mentre il mare rombante continua a salire il lupo ulula selvaggiamente verso il cielo, si fa largo tra la calca e riprende a correre verso la cima. Gli altri lo seguono, si dispongono dietro di lui in una formazione a cuneo con la punta alla retroguardia, correndo i lati del branco s’agitano come ali, la figura prende la forma di un uccello selvaggio e possente che vola rasentando il terreno, corrono incuranti degli ostacoli che trovano abbattendo massi ed intere foreste, raggiungono la cima e continuano a correre sulla neve verso la vetta fino alla punta e qui si fermano ansimanti guardando tutti la luna.
La scena sembra di averla sempre davanti agli occhi come se l’immagine fosse zoomata.
Lico ha iniziato ad ululare alla luna stagliandosi nitido sulla cima contro di lei, ulula disperato, sembra preso dalla smania, la luna è diventata immensa e si fa sempre più grande, il lupo scende di qualche metro aprendosi un varco nel branco che lo guarda con occhi di fuoco, si volta, fissa la luna poi con un guizzo di rincorsa salta verso di lei scomparendo nel buio. Dopo qualche secondo sulla luna si sente un lungo ululato ed altri ne seguono.
Gli altri lupi iniziano ad agitarsi, ululano, altri guaiscono attirati dai richiami, per un po’ sono indecisi, qualcuno prende la rincorsa ma si ferma prima di saltare e torna indietro sbavando, la cosa va avanti qualche minuto poi dopo un ennesimo ululato che sembra non finire mai si decidono, riprendono la formazione a uccello, le ali del branco sembrano battere e dopo una rincorsa velocissima saltano tutti verso la luna.
Qui non si vede più niente, se sono arrivati o precipitati non si sa, intanto l’odore di uova marce è aumentato e la luna è diventata così grande e vicina che la si potrebbe toccare con un dito. La sua luce è accecante, sembra un mare di latte sfavillante dove navigano pigre isolette di panna tra crateri e gorghi cremosi. Lascio che gli occhi si abituino e cerco i lupi, è tutto deserto, c’è un silenzio impressionante avvolto dal profumo delle uova marce, poi in un avvallamento scorgo delle macchie scure, l’immagine ingrandisce ed ora si vede meglio, sono delle fosse che sembrano scavate nella panna, sono un centinaio disposte a cuneo, l’immagine ricorda vagamente l’uccello decollato, dentro ci sono dei corpi, sembrano addormentati, riconosco Zoro, poi Ercole ed altri briganti del mulino, qualcuno si sta muovendo, si stanno svegliando, nella fossa sulla punta del cuneo riconosco la fata, ha aperto gli occhi e mi sta guardando e non ci sono dubbi, mi sta guardando con odio.
La deve aver vista anche Caterina perché strilla: “Quella puttana, sempre tra i piedi!”
La sua voce rompe l’incanto, la luna scoppia come una bolla di sapone, per un attimo non si vede più niente poi riappare il pomo con il verme dondolante e l’asino sotto.
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