Ogni giorno è l'ultimo.
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Si vedono delle nuvolette, su una c’è Mosca in fiamme, inizia a nevicare, la grande armée in trappola, chissà perché Napoleone si è fermato? Un’altra Leningrado in fiamme, l’esercito tedesco seppellito dalla neve, chissà perché hanno aspettato tanto? Valla a capire la storia, semina delle idee, la neve si è sciolta e con l’acqua viene lavato il cervello dei morti.
La Russia è grande, non si ha idea quanti idranti occorrono, da tutte le parti perché non si deve ignorare il condizionamento impresso dalla guerra fredda, tutti i film, i fumetti eccetera che hanno sgravitato il granaio russo dall’Europa rendendola piccola piccola.
Capire l’anima russa, oggi si dice software, non è facile, si può risalire alla leggenda del “Negro dello Zar” di Puskin prendendo in considerazione solo il titolo perché il libro non si conclude e lascia un sacco di poi alla Otello.
Negro a palpare la parola deriva da necro che significa morto, morto come le anime di Gogol, i servi della gleba che poi chi erano veramente? I nobili della letteratura russa, come i Karamazov, sono tutti ubriaconi, falliti e buoni a nulla, pieni di vergogna e gelosia e chi più ne ha…
Comunque atteniamoci ai servi della gleba che forse erano quelli che stavano meglio, musiche canti e balli dell’ anima russa. Se negro è morto il negro dello zar doveva essere un servo della gleba, Pietro I sposò appunto Caterina che veniva dal popolo.
In questo caso si vede Pietro che resuscita una morta riportandola alla vita, necromanzia, potrebbe essere un accenno all’anima russa che si irradia sull’esercito sterminato di morti che continua a seguire la troika di Cicicov.
Il discorso potrebbe continuare, ad esempio come nella commedia di Dante Cristo riporta dall’inferno la mentalità degli antichi patriarchi ebrei il maestro e Margherita di Bulgacov riporta nel post rivoluzione la mentalità che c’era prima ed in pratica nulla cambia all’anima russa, ma queste sono quisquiglie, tutto il mondo e paese e a buon intenditore…
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