Ogni giorno è l'ultimo.
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Una stanza, forse un cranio, piena o pieno di libri in decomposizione, marcio vermacci un fetore però sono solo parole che sesso hanno? Teniamo ritmo di swing, fumo rossastro ovattato, c’è un letto con sopra due che scopano come pazzi, lei si è seduta sulla faccia di lui che gliela sta leccando a gogò… può capitare che durante l’amplesso a lei vengono le mestruazioni, ecco proprio in quel momento ma nella foga lui non se ne accorge e continua a spingere la lingua poi le afferra i fianchi con mani forti e se la fa scivolare lungo il corpo strusciandola bavosa sul petto, intorno all’ombelico, dappertutto e poi se la infila sul cazzo ficcando fino in fondo… i libri sempre più marci, viscidume che si espande ai quattro venti, ribollire di significati ballerini tra figure e punti di vista relativi.
Al mattino lui si sveglia, si slaccia dall’abbraccio e va in bagno a pisciare, si guarda allo specchio, la faccia una maschera d’oro, sul corpo scie autostrade d’oro, il cazzo un preservativo d’oro…i libri la polvere soffia il vento onde di sabbia si frangono contro l’indovinello, si sente un uccello volare dentro la gabbia, non ci sono sbarre… fin dove arriva.
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Tutta la merda cagata nella vita
sta in un sacco di tempo puzzolente
segue come un cane fedele
ovunque si va avanti guardando dietro
con cotale zavorra
la mongolfiera non alza
oltre un cappio per impiccarsi.
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Guardando altrove
si nasce alba si muore tramonto
quanto basta per campare
così come tira
il vento la fantasia.
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Tagliatelle condite con il sangue
d’una bestia sgozzata a crepapelle
s’arriccia la forchetta succulenta
brama ai denti che a sbranare han fatto ciccia
castrato per dovere d’intendenza
l’intelletto vaga al letto risuolato
parole che si sciolgono nel sudario
mescolando un rigurgito di scuole
quale sesso rinomato in dizionario
ne di cane ne di porco stazionario.
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Viene la sera
il buio stende la sua coperta sul materasso volante
calice bevuto di tutta la vita
colmo del succo leccato tra gambe eccitate
inebriante cascata
che frantuma i sogni macigni
rotolano giù dalle stelle
spaccano i denti cercando di mordere
sputato tutto
si allarga un mare di lucido da scarpe
una spazzola per navigare.
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Ai tavoli dell’osteria
si contano le portate
partite di rilanci fuori campo
a perdersi in sentieri senza uscita
il mostro ha miliardi di teste
una sola bocca sempre affamata
denti assassini
ruggiti profondi sulle esplosioni fecali
un oceano di merda
sognando l’isola deserta
a vivere di cozze
pescate nel fondo.
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Un briciolo d’entusiasmo
un attimo di follia
in un campo di fiori spetalati
le capocchie ondeggiano spaurite
al vento che c’è quando non c’è
un pizzico di peperoncino di cayenna
ficcato in culo all’oziosa routine
bava rognosa tiene insieme le stelle
a girare sull’orbita della mosca
e batte e ribatte in questa lampadina
l’oceano di carne strombettando
uno sputacchio d’ironia.
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Il pozzo delle idee è vuoto, non butta
la musa ispiratrice travolta dall’orgia
pieno il sentiero di orme confuse
passaggi di carne in scatola andata a male
bene rinascere ogni giorno al puzzo che tira
tempesta rumori lontani echi lamentosi
occhi nello spruzzo di uno starnuto
tirando a freccette sul libro di storia
probabilità senza confronti.
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